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La povertà educativa

Per un bambino o un adolescente in condizione di povertà educativa le possibilità di apprendere e sperimentare, di scoprire le proprie capacità, di sviluppare le proprie competenze, i propri talenti, di allargare le proprie aspirazioni sono estremamente ridotte.

La punta dell’iceberg della povertà educativa è la dispersione scolastica, che in Italia si attesta ancora su livelli ben al di sopra della media europea: nel 2021 il 12,7% degli italiani tra i 18 e i 24 anni ha abbandonato precocemente la scuola dopo aver terminato la terza media (Eurostat). Il dato diventa ancor più allarmante se si tiene conto anche della cosiddetta dispersione implicita: nel 2021 il 9,8% dei ragazzi italiani, pur avendo ottenuto un diploma, non ha raggiunto livelli di competenze sufficienti nelle principali materie studiate (INVALSI 2021). La pandemia da Covid-19, la chiusura delle scuole e la difficoltà per i minori svantaggiati di seguire le lezioni a distanza, molto spesso a causa di condizioni abitative precarie e della mancanza di dispositivi tecnologici, ha aggravato i ritardi in termini di apprendimento e ha favorito l’abbandono scolastico.

La povertà educativa si presenta come un fenomeno complesso e multidimensionale, che si manifesta in modo diseguale inserendosi nelle pieghe delle disuguaglianze sociali.

Povertà educativa e livello economico familiare

Le condizioni economiche della famiglia continuano a condizionare i percorsi educativi dei minori: solo il 9,5% dei figli di occupati soffre di carenze nell’ambito educativo, ma la percentuale sale al 16% nel caso di figli di genitori operai ed arriva addirittura al 23% per i figli di disoccupati.

Questo dato diventa ancora più preoccupante se si considera che nel 2021 il 14% dei bambini italiani ha vissuto un condizioni di povertà assoluta.

Nel corso della pandemia si è raggiunto il massimo nela quota di minori a rischio povertà: il 28,9 % nel 2020.

Povertà educativa e cittadinanza:

Le famiglie in povertà assoluta i cui genitori sono di nazionalità italiana sono l’8,3%, mentre quelle di origine straniera arrivano al 36,2%. Un dato più che quadruplicato quando si tratta di famiglie di origini straniere. Questo squilibri di ritrova anche nei livelli di competenze, nella linearità dei percorsi e negli abbandoni precoci (molto più elevati tra i bambini e i giovani con background migratorio, soprattutto tra i 17- 18 anni).

Povertà educativa e area di residenza:

Ingrandendo la lente di analisi, dalle regioni alle aree urbane, appare evidente quanto la povertà materiale ed educativa si concentri, oltre che in alcune regioni meridionali, soprattutto nelle periferie delle città del Centro e del Nord Italia. Si tratta delle aree popolate in larga parte da nuclei familiari a rischio povertà ed esclusione sociale e dove l’offerta educativa di qualità è sin dalla prima infanzia carente.

Come si spezza la catena povertà economica= povertà educativa?

Solo un’offerta educativa di qualità può fare la differenza e spezzare il circolo vizioso della povertà che si perpetua da una generazione all’altra: asili nido, scuole a tempo pieno, servizio mensa, infrastrutture fisiche rinnovate e moderne, ma anche servizi accessibili, programmi volti a favorire l’accesso all’attività sportiva, culturale, ricreativa. Tutto questo sarebbe auspicabile per combattere l’abbandono scolastico e la povertà educativa e per ridurre i gap di apprendimento e di acquisizione di competenze non soltanto cognitive ma anche e soprattutto socio-emozionali e fisiche.

In un contesto nazionale in cui soltanto il 13,5% dei bambini di meno di 3 anni ha la possibilità di accedere al nido dell’infanzia pubblico, in cui poco più di un terzo delle classi di scuola primaria offre il tempo pieno, il contributo che danno le associazioni del terzo settore alla lotta contro la povertà educativa è di fondamentale importanza.

Al fianco delle istituzioni scolastiche e delle agenzie educative, come parte integrante della comunità educante, il Terzo Settore contribuisce all’arricchimento dell’offerta educativa (formale e informale) e alla creazione di spazi educativi e di apprendimento inclusivi e plurali.

L’Istituzione scolastica si presenta come la più universale e democratica delle agenzie educative, primo contatto con la società di arrivo per famiglie e bambini con background migratorio, spazio plurale in cui si realizza la socializzazione di minori a contatto con le differenze e le disuguaglianze. Ne risulta una potenziale capacità trasformativa della scuola e una responsabilità nella costruzione di relazioni e sistemi sociali egualitari e plurali. Per far questo gli sforzi devono essere diretti al supporto delle famiglie dei bambini più vulnerabili, nella costruzione di spazi di apprendimento capaci di considerare i ritmi e gli stili di apprendimento di tutti e tutte e di valorizzare e potenziare le competenze e le aspettative personali mettendo al centro della relazione educativa i bambini e le bambine.

Focus- Casa dei Diritti Sociali da anni sostiene questo mandato come agente attivo, sviluppando programmi e progetti al fianco delle scuole e dei presidi educativi e sociali territoriali: attività di mediazione scuola/famiglia, supporto scolastico, doposcuola, corsi di italiano per bambini con background migratorio, laboratori di inclusione e intercultura e favorendo la diffusione di metodologie didattiche inclusive.

Ma le attività di contrasto della povertà educativa non si dirigono esclusivamente ai minori: considerando i diversi fattori che contribuiscono ad alimentare la spirale della povertà e a condannare in minori a condizioni di povertà educativa, lo Sportello e la Scuola di Italiano per Stranieri di Via Giolitti sostengono i genitori in diversi modi: attraverso l’insegnamento dell’Italiano; facilitando le relazioni con gli Istituti Scolastici in caso di respingimenti o ostacoli burocratici per l’iscrizione scolastica dei figli; orientandoli nell’accesso ai servizi socio-sanitari pubblici; sostenendoli nelle pratiche burocratiche e legali. Interventi questi che favoriscono percorsi di inclusione dell’interno nucleo familiare favorendo così il miglioramento delle condizioni di vita e delle possibilità educative dei minori.

Per approfondire i nostri progetti in corso:

Un supPorto sicuro: inclusione, competenze, diritti

FRIdA – Femmes réfugiées indépendantes et aimées – Donne Rifugiate, Indipendenti ed Amate – Roma Capitale

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