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Povertà, diritti e disuguaglianze

Il 2021 ha reso manifesti gli effetti della pandemia sulle condizioni di vita delle persone: il numero di persone in condizioni di povertà non è mai stato così alto dal 2005, attestandosi su 5,6 milioni di individui (ovvero il 9,4% della popolazione). Più del doppio rispetto al periodo antecedente la crisi finanziaria del 2008, quando gli individui in povertà assoluta erano 1,7 milioni (ISTAT). La povertà assoluta coinvolge tutti quegli individui che non hanno la capacità monetaria necessaria per soddisfare uno o più bisogni fondamentali.

Oltre a questi ci sono poi quanti dispongono di un reddito inferiore al 50% rispetto al reddito medio pro-capite: 8,5 milioni di individui in povertà relativa. Questo evidenzia la mancanza di equità nella distribuzione della spesa all’interno della popolazione.

Ma la povertà non si limita alla sola mancanza di risorse materiali. L’impossibilità di accedere a quelle che vengono definite a livello teorico “capacità fondamentali” comporta la caduta e la permanenza nella spirale della povertà. Queste capacità fondamentali includono certo l’alimentazione, la salute e l’abitare, ma anche l’istruzione, il riconoscimento, la dignità e soprattutto la possibilità di scegliere che vita condurre.

Per fare solo alcuni esempi, parlando di salute ed alimentazione la povertà implica un maggior grado di vulnerabilità rispetto a incidenti, malattie e invalidità e quindi condizioni di salute peggiori. La maggiore vulnerabilità e la frequente esposizione alla violenza compromettono la salute fisica e mentale di un soggetto, con conseguenze ovvie sulle possibilità di sviluppo economico e quindi sulla capacità di sfuggire alla povertà. L’accesso limitato ai servizi per la salute fisica e mentale (inclusi i farmaci), l’alimentazione insufficiente e le condizioni di vita insicure, hanno un profondo impatto sulla salute e compromettono la capacità di intraprendere attività lavorative.

Molti sono gli ostacoli incontrati nell’accesso ai diritti che le persone in condizioni di indigenza incontrano tutti i giorni. Ostacoli spesso legati alle discriminazioni implicite e istituzionali di natura strutturale. Per fare un esempio, molti ostacoli di natura giuridica, economica, procedurale e pratica impediscono alle persone in condizioni di indigenza di iscriversi all’anagrafe e di ottenere validi documenti di identità. Alcuni vivono semplicemente lontani dalle anagrafi, altri non possono permettersi i costi diretti e indiretti della procedura, altri ancora hanno subìto un diniego dell’identità giuridica. Senza un certificato di nascita e i documenti necessari, chi versa in povertà viene privato di un’ampia gamma di diritti, come il diritto alla cittadinanza, alla sicurezza sociale, alla salute, all’accesso alla giustizia.

Gli ostacoli di accesso ai diritti mettono spesso in evidenza i livelli di disuguaglianza strutturale che attraversano la nostra società. L’incidenza della povertà manifesta chiaramente queste disuguaglianze, risultando particolarmente alta da particolari fasce di popolazione e contesti territoriali: popolazione immigrata, famiglie con figli, periferie urbane e sociali mostrano infatti livelli di incidenza della povertà particolarmente alti. Una famiglia con genitori immigrati ha una probabilità cinque volte maggiore di ritrovarsi in una condizione di povertà assoluta.

UNO SGUARDO DA VICINO: POVERTÁ E DISUGUAGLIANZE A ROMA

A Roma nel 2021 il 14,1% della popolazione è a rischio povertà. Di questi, il 9.4% vivono in condizioni di povertà assoluta.

 

Anche nel contesto romano i livelli di povertà e disponibilità economica presentano dislivelli e disuguaglianze legate alla nazionalità: con un reddito totale medio di 26.148 la differenza tra il reddito dei cittadini con nazionalità italiana e i cittadini stranieri è di più di 12.000 €. A Roma si rileva inoltre  una forte polarizzazione socio-economica soprattutto  all’interno dei Municipi con livello reddituale medio più alto. Nella Capitale si vanno sempre più allargando le polarizzazioni per ceto socio-economico o “classi sociali”: il 2,4% della popolazione romana possiede circa il 18% del reddito totale della città, con redditi individuali superiori ai 100.000 € annui a fronte del 40% dei cittadini con redditi inferiori ai 10.000 euro annui individuali.

Il lockdown pandemico ha fatto emergere fenomeni già radicati nel territorio cittadino: le fragilità del mercato del lavoro (precari, stagionali false partite Iva, lavoro in nero) avevano già portato nel 2019 la Caritas di Roma a coniare la definizione di “equilibristi della povertà” in riferimento alle persone che vivono in bilico perché possono entrare in uno stato di povertà evidente per una modesta spesa imprevista, uscirne grazie a una piccola opportunità lavorativa e, successivamente, ripiombare con relativa facilità nel vasto bacino della povertà.

Quello che risulta certo è che la pandemia ha fatto precipitare tanti “equilibristi della povertà” in una povertà manifesta.

Garantire a tutti l’accesso si diritti sociali è il primo passo per indebolire le catene della povertà.

Lo Sportello di orientamento e ascolto di Via Giolitti da più di trenta anni lavora al fianco delle persone più vulnerabili per garantire la soddisfazione dei bisogni di base e l’accesso ai servizi e ai diritti fondamentali.

 

Per approfondire il nostro impegno visita la sezione della nostra pagina web dedicata al Progetto “Roma Esquilino. Dall’emergenza sociale ai Diritti”

 

Povertà, diritti e disuguaglianze

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